Hacia casa
el primer cerezo –
la primavera
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Una golondrina.
Despegan del asfalto.
Canciones de rosas.
Hacia casa
el primer cerezo –
la primavera
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Una golondrina.
Despegan del asfalto.
Canciones de rosas.
Sulle tue labbra
petali di ciliegio.
– La primavera
Corri bianconiglio.
Nel mio grembo di donna.
I papaveri.
Restami accanto. E questo titolo è già un grido, una supplica, una richiesta d’amore.
Una musica dolcissima, incalzante, a sposare il testo di una canzone che parla al cuore e all’anima in modo diretto, aprendo i nodi dell’amore con una schiettezza tale da far quasi male, donando a chi l’ascolta una miriade di emozioni capaci di far tremare.
Una Mostra d’altri tempi. Una Mostra attraverso la quale, tramite un percorso guidato fatto di stanze, luci soffuse, odori, ricordi, si può ripercorrere il passato tuffandosi nella musica, quella buona, e ritrovare nel suo linguaggio, intatte le melodie che in epoche trascorse parlavano al cuore senza filtro, arrivando fin nell’anima.
Un battito di Mediterraneo. Un urlo che viene dalle pietre baciate dal sole rovente che solo la calura viva, quella assoluta, infuocata, appiccicosa, può produrre così densa, soffocante, là dove la terra è polvere.
Un romanzo duro, intenso, viscerale, di spessore, per niente facile se per facile s’intende una lettura d’intrattenimento, superficiale e svagante. Un testo capace di catturare, colpire allo stomaco, scuotere l’anima, pagine vibranti che ricordano in alcuni tratti i più bei romanzi di Verga e di Pirandello.
La Musica. Capace di entrare nel cuore, farlo battere a mille, talvolta farlo arrestare dall’emozione, scavare, rievocare, far riflettere, sorridere, fremere, aprire un varco dentro l’anima: parlarsi senza parole.
Ed è di questo incanto che si veste la splendida canzone di Nestor Piacenti scrittore, cantante, compositore, di origini partenopee “Il senso delle cose”.
Haiku Occidentali. Una Raccolta di liriche haiku, senza limiti, che sa di libertà, senza gabbie di sorta, recinti, quadrature; fatta di piccole cose, gesti quotidiani, immagini di ogni giorno, scritte dalla penna del giovane Pierluca D’Amato, poeta salernitano, con la stessa cura e la stessa dedizione di un maestro artigiano.
Ondeggi sul tuo ramo, e ti guardo incantato.
Sono innamorato, sì, sono innamorato
delle tue venature pressappoco invisibili,
del tuo colore, dei tuoi suoni.
Alcune persone sanno amare talmente bene che preferiscono non amare affatto.
E’ così che si apre il Libro del giovane scrittore napoletano Nestor Piacenti “Note Stonate”, ed è un inizio che fa balzare il cuore e promette una miriade di emozioni. Promessa che sarà pienamente mantenuta dalle sensazioni che una dopo l’altra verranno a inanellarsi nel Romanzo del promettente scrittore, che nasce musicista.
Nel mio grembo
pioggia di ciliegi.
– La primavera
Bianca colomba.
Il mio seno di grano.
La luna e le rose.
Quella notte il corvo danzava e cantava sul ramo di faggio. Le piume a proteggergli il corpo dal freddo erano nere e lucide.
L’aria era rada, immobile, il vento sembrava essersi dimenticato di se stesso.
Altri uccelli erano ancora vigili sugli alberi tutt’intorno ma non danzavano come il corvo, non suonavano allegre melodie come nei giorni caldi dell’amore.
C’era una volta nella fitta vegetazione di un meraviglioso Bosco Lontano, una bellissima volpe dal pelo fulvo di nome Pompea.
Dal carattere dolce e sincero, sempre allegra e solare, gentile e garbata con tutti, agile e scattante col suo fisico leggiadro di uno splendore abbacinante, un giorno la creatura era stata chiamata dalla bella Natura insieme a tutte le sue sorelle per accompagnare con le proprie danze la grande Festa della Primavera, così da annunciare all’intero creato l’arrivo della bella stagione.
C’era una volta fra i rami di una bellissima Quercia, situata nel cuore del folto bosco di Regno Lontano, una bellissima farfalla dalle ali screziate di blu di nome Cenere di Rose.
Dagli stupendi occhi viola, eterea e filiforme, il visino puro e sincero immerso nel sonno – lasciata per sempre a obliare nel torpore dei dispersi – colpita al cuore per macabro diletto da una fionda nemica guidata da mano umana – un tempo creatura allegra e spensierata – giaceva la poverina, sola e inerte adagiata in una morbida tela di ragno a farle da sudario, circondata da un esercito di cavallette a guardia del suo riposo, immersa in un silenzio eterno.
C’era una volta fra i rami del bellissimo Albero delle Meraviglie posto nel cuore di Regno Lontano, il nido di una splendida cicogna dagli occhi viola di nome Jazira.
Creatura leggiadra e superba era lei, col suo volo a portare nel creato il dolce annuncio della vita e col suo canto a riempire di gioia il cielo.
Animo romantico, vestito di rugiada e di terra, spirito sensibile ed eclettico, capace col suo tocco di irradiare la luce.
Di nuovo luglio.
Mordono i ricordi.
– Stella cometa
Monica Fiorentino
C’era una volta nello splendido Regno di Mare Lontano, una bellissima sirena dagli occhi di una cangiante tonalità viola scuro di nome Blu Partenope.
Seduta su di uno scoglio, muta e solitaria, col muso imbronciato perennemente tinto di rosso ciliegia e la lunga coda blu morbida e flessuosa elegantemente adagiata sulla roccia, la dolce creatura, trascorreva le sue intere giornate puntando dinanzi a sé l’orizzonte, in perenne attesa.
C’era una volta un principe che voleva sposare una principessa, ma doveva trattarsi di una principessa vera!
Perciò si mise a viaggiare in lungo e in largo per il mondo, ma ogni volta non riusciva a decidersi: principesse ce n’erano un po’ dappertutto, ma erano principesse vere? Non si riusciva mai a saperlo con sicurezza: ogni volta sembrava mancare qualche cosa.
Alla fine decise di tornare a casa sua, ma era pieno di tristezza per non essere riuscito a trovare una principessa vera.
Stormo di gru.
Dopo l’ultima pioggia.
– Il silenzio
Il primo grillo.
Fra le messi di primavera.
Stanchi gli occhi.
Una volta un bel cervo, dopo che aveva bevuto a una fonte, si fermò e vide la sua immagine nel limpido specchio delle acque.
Mentre là, osservando le sue corna ramose, le lodava con veemenza e rimproverava l’eccessiva sottigliezza delle sue zampe, subito fu atterrito da voci di cacciatori e latrati di cani.
Preso dalla paura, immediatamente fuggì per i campi ed eluse con un’agile corsa i cani dei cacciatori.