C’era una volta, una splendida lupa dagli occhi di una cangiante tonalità viola scuro, di nome Lara.
Dal carattere dolce e sincero, nobile ed idealista, grande sognatrice, la lupa adorava dipingere il mondo attorno con la sua poesia, amante del festoso gorgoglìo dei ruscelli all’aria aperta, del profumo fresco dei fiori col loro ondeggiare, del romantico silenzio della luna in cielo, fiera nel suo incedere, perennemente col muso rivolto verso l’alto, forte e coraggiosa.
Bella e vivace la giovane lupa, aveva però a dispetto degli altri componenti del branco, una piccola difficoltà: una delle sue zampe, era stata ferita un giorno da una tagliola posta dagli Esseri Umani ai margini della campagna, e costretta ad un’andatura più lenta, con una zampa storpia, un passo più indietro, non godeva degli occhi benevoli degli altri animali, i quali non perdevano occasione per discostarsi, e lasciarla in disparte, prendendola spesso di mira con apprezzamenti poco carini.
Ma fiera e sicura, lei non si lasciava mai sopraffare e col musetto raggiante continuava a girovagare, nel modo che le era possibile, più lento, rispetto al suo branco, riempiendo di poesia il mondo, che componeva con spirito colmo di gioia, poetessa un po’ strampalata.