Tuono d’estate.
L’afa ingabbia
il respiro
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Lunascarlatta.
La tua bocca indecente.
Magnifica il cielo.
Tuono d’estate.
L’afa ingabbia
il respiro
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Lunascarlatta.
La tua bocca indecente.
Magnifica il cielo.
Hacia casa
el primer cerezo –
la primavera
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Una golondrina.
Despegan del asfalto.
Canciones de rosas.
Luna Stonata – Una raccolta di haiku nella forma classica, composta da diciassette sillabe 5/7/5, e nel genere all’occidentale di 7/11/7 sillabe. Poesie brevi, fotografie di istanti, immagini veloci del vivere quotidiano rese immortali a fermare il tempo. Urla la luna./ Recitano i grani/ il tuo addio. Versi brevi, di una profondità disarmante, musica all’orecchio del lettore capace di ascoltare col cuore la musica del silenzio che l’attraversano. Lunaspina/La musica del silenzio/ I papaveri. Una poesia di immagini, colori, gocce d’arcobaleno, che percorre i temi dell’amore, la liturgia dei ricordi, la fantasia della gioia, dell’attesa; baci rubati, sguardi veloci, pensieri. Ulisse/ Dondola la culla/ un angelo. Emozioni.
Sulle tue labbra
petali di ciliegio.
– La primavera
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Corri bianconiglio.
Nel mio grembo di donna.
I papaveri.
Sulle tue labbra
petali di ciliegio.
– La primavera
Corri bianconiglio.
Nel mio grembo di donna.
I papaveri.
Una raccolta di poesie haiku. Belle, molto belle, belle nella loro estrema semplicità, nel loro candido aprirsi ed esporsi agli occhi del lettore, così ingenue, vive, delicate, senza fronzoli, dirette.
Una poetica quella di Leone, autore sorrentino, dai toni genuini e incisivi come lo è lo haiku stesso, un genere sottile che certo non passa inosservato allo sguardo di coloro i quali, si soffermeranno a vedere in quei tre versi, diciassette sillabe in tutto, ben oltre le semplici parole: il mondo stesso in esse racchiuso.
Una Mostra d’altri tempi. Una Mostra attraverso la quale, tramite un percorso guidato fatto di stanze, luci soffuse, odori, ricordi, si può ripercorrere il passato tuffandosi nella musica, quella buona, e ritrovare nel suo linguaggio, intatte le melodie che in epoche trascorse parlavano al cuore senza filtro, arrivando fin nell’anima.
Ondeggi sul tuo ramo, e ti guardo incantato.
Sono innamorato, sì, sono innamorato
delle tue venature pressappoco invisibili,
del tuo colore, dei tuoi suoni.
Ogni anno si rinnova una antica consuetudine, legata alla leggenda del miracolo che salvò Sorrento dalla minaccia saracena.
In penisola sorrentina la Domenica delle Palme è accompagnata da una tradizione secolare. Forse pochi sanno che, a Sorrento e dintorni, le palme di confetti hanno una motivazione particolare.
Difatti, mamme e nonne raccontano tuttora a figli e nipotini un’antica storia, risalente addirittura a cinque secoli fa: La leggenda tramanda che, durante una Domenica delle Palme del XVI secolo, mentre i sorrentini si preparavano a recarsi in chiesa per la benedizione dell’ulivo, risuonò l’allarme delle campane per l’ennesima invasione dei saraceni.
C’era una volta nella lontana Valle di Mezzo, un piccolo lupo dagli occhi di una cangiane tonalità viola scuro, di nome Guly.
Dal pelo bianchissimo, cucciolo timido e introverso quanto tenace e coraggioso, rimasto molto presto orfano di entrambi i genitori, dal carattere fiero e spavaldo, il lupetto viveva cacciandosi da solo il cibo, cercando di non essere un peso per il suo branco, accontentandosi nei periodi di magra anche di nutrirsi soltanto di una manciata di funghi e di qualche bacca pur di non dipendere dagli altri, creatura audace e temeraria, temprata dalla perdita subìta, perennemente in giro fra le Lande gelide delle sue Terre con muso alto e ringhio duro.
Pensieri di un Cantastorie
“Francesco, giunto un giorno nella città di Gubbio, apprese con dolore che la popolazione era spaventata a causa di un grosso lupo, che si aggirava nei dintorni e faceva strage di animali e di uomini. Egli allora si recò presso di lui per parlargli. E quando la bestia gli apparve, tenendogli le braccia gli disse: « Frate lupo, vieni qui da me!”
E Immediatamente il lupo gli si accostò.
Una farfalla
sul bianco marmo.
E’ colore
Monica Fiorentino
Un sospiro di vita che diventa verso …
C’era una volta nella lontana Valle della Primavera, un meraviglioso ciliegio di nome Sakura.
Bellissima coi suoi delicati fiori di una cangiante tonalità rosa pastello, i movimenti leggiadri ed armoniosi, e un paio di dolci occhi viola limpidi e sinceri. D’indole timida e riservata Sakura era benvoluta da tutti per la sua bellezza e la semplicità spontanea dei suoi modi gentili e cortesi, e capace di conquistare chiunque, non c’era essere vivente che non nutrisse per lei un gran bene.
Pensieri e note nella notte di un Cantastorie errante
C’era una volta nel lontano Bosco di Acqui, una bellissima farfalla di nome Elda.
Dal carattere dolce e sincero, bella ed etera, elegante nella cangiante tonalità delle sue tinte pastello, leggiadra e filiforme nelle sue movenze raffinate, un giorno la creatura era stata chiamata insieme a tutte le sue sorelle dalla bella Natura per accompagnare con le sue danze, assieme agli animali più belli del bosco, la grande Festa della primavera, così da annunciare al creato intero l’arrivo della bella stagione.
Ed entusiasta all’appello, aveva accettato sin da subito col cuore a mille, ebbra di gioia, pronta a sfoggiare il meglio delle sue capacità.