Il leone Leo

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C’era una volta, un giovane leone dagli occhi di una cangiante tonalità viola scuro, di nome Leo.

Dal carattere nobile e altruista, grande sognatore, adorava lui dipingere il mondo attorno con la sua poesia, amante della festosa danza dei fiori all’aria aperta, del respiro lieve delle nuvole in cielo, del brillio delicato della luna, perennemente col muso rivolto verso l’alto, perso nei suoi pensieri.

 Acquazzone/dondola fra i papaveri/la primavera ricamava nel suo cuore i propri haiku, girovagando per la Foresta, docile e mite, cullando nel cuore il sogno di riuscire una notte, a cantare la sua poesia sul punto più alto della roccia, incantando il creato intero.

“E ci riuscirai!” gli rispondeva raggiante Diotima, leoncina bellissima dagli occhi d’ambra, sua compagna di giochi, cresciuti insieme, condividendo lo stesso indomito amore per la poesia “Ci riuscirai, vedrai!” ripeteva gioiosa, spronandolo a non arrendersi mai.

Forte e coraggioso, colpito ancora cucciolo, da alcuni cacciatori di passaggio, il leone, perduta una zampa, ritrovatosi riverso al suolo, ferito ed ansante, non si era mai perso d’animo e anche se zoppo, rialzandosi a fatica, non si era mai dato per vinto “Perché i cacciatori ci puntano contro i loro fucili, se noi non abbiamo fatto nulla? Se nemmeno ci conoscono? Perché non provano alcun briciolo di rispetto?” e cercando di risollevarsi, soffiando per il dolore, scosse il capo stranito “Ma sono vivo, e anche se così storpio, non mi fermerò di certo! Riuscirò a salire la roccia ugualmente, per cantare al mondo la mia poesia!” annuì “Si, ci riuscirò!”

“Ma sarà difficilissimo!” giungevano Voci accorate al suo orecchio “Con una zampa così!” “Impossibile!” “Come potrà mai farcela?”

“Ma io ci riuscirò!” rincarava di rimando lui “Ci vuole solo Tempo! Il tempo necessario per riprendermi! E ce la farò!”

“E così sarà!” annuiva col capo Nausicaa al suo fianco, muovendosi al suo stesso ritmo, un passo dietro gli altri, senza lasciarlo mai “Nankurunaisa, ricordi? credo sia una delle parole più belle del mondo. E’ giapponese e significa: con il tempo si sistema tutto!”.

“Si, a suo Tempo!” era il suo unico ritornello, la sua nenia, fonte inesauribile di felicità, acqua pura per il suo cuore. E crescendo, nulla riusciva a smuoverlo dalle sue convinzioni “A suo Tempo! Tutto ha il suo Tempo! E giungerà anche quello giusto per me!”

“E se non dovesse succedere?” “E se tu non ce la dovessi fare?” “E così conciato non riuscissi a salire la roccia?”

“Questo non accadrà! Perché io ci credo!” ripeteva lui, allenandosi con dedizione, storpio, dai movimenti più lenti, ma pieno di grinta, cercando di raggiungere quell’estensione in più, ruggendo forte, muovendosi sbilenco, arrancando, sostenuto da Nausicaa quando la salita si faceva più dura, sempre pronta a tirarle giocosamente l’orecchio con le zanne “Forza, Leo! Forza!”.

E una notte, il leone percependo il proprio petto battere all’impazzata, scorgendo i raggi della luna carezzare in mille bagliori di luce la sua criniera, contemplò Nausicaa sorridergli di lontano, comprendendo il muto linguaggio che li legava alla nascita “La poesia è un atto d’Amore Diotima, l’Amore che abbiamo dimenticato! L’Amore a prescindere, l’Amore che è l’unico compenso dell’Amore!”

E con movimenti insicuri, prese a salire l’altura dapprima con esitazione, poi a tratti sempre più sicuro, forte, caparbio, con grinta, levando in alto il suo canto, facendo risplendere col suo ruggito la mezzanotte, sorridendo di gioia indicibile – giunto il suo Tempo – annunciando la sua felicità al mondo intero, cuore nel cuore della sua leonessa, in un sol lungo canto: Melodia d’amore di impareggiabile bellezza, uno accanto all’altra, per sempre felici e contenti.

Published in: on gennaio 25, 2019 at 5:50 PM  Lascia un commento  

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